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La storia dei Jeans: da mutandoni da minatore a re della moda

Ammettilo: anche tu hai almeno un paio di jeans nell’armadio che metti quando “non sai cosa metterti”. Ma ti sei mai chiesto da dove diavolo vengano questi pantaloni blu che tutti amiamo? Spoiler: la loro storia è lunga, internazionale… e un po’ assurda.

Prima di tutto: sì, sono (anche) italiani

Sorpresa! I jeans hanno radici italiane. Nel XV secolo, nella zona di Genova, si produceva un tessuto robusto e blu usato per vestire marinai, scaricatori di porto e altri tipi tosti. Questo tessuto veniva esportato in Francia, dove lo chiamavano “bleu de Gênes” (blu di Genova). Da qui, “jeans”. Voilà.

E non è finita: in Francia, nella città di Nîmes, producevano un altro tessuto simile, chiamato “serge de Nîmes”… sì, proprio denim. Insomma, già all’epoca si facevano confusione con i nomi, ma il risultato è chiaro: i jeans hanno un DNA europeo bello tosto.

Poi arrivano gli americani (ovviamente)

Saltiamo al 1873. In California, durante la corsa all’oro, un commerciante di stoffe di nome Levi Strauss si allea con un sarto, Jacob Davis, per creare dei pantaloni praticamente indistruttibili per minatori disperati e sudati. Idea geniale: rinforzano le tasche con rivetti di rame (che all’epoca erano tipo i cugini cool dei bottoni) e bum! Nascono i blue jeans come li conosciamo.

Ah, e ottengono pure il brevetto. Furbi, i ragazzi.

E poi diventano… fighi!

Per decenni, i jeans restano roba da lavoro. Ma poi succede la magia: negli anni ’50, entrano a Hollywood. James Dean e Marlon Brando li indossano nei film e da pantaloni da fatica diventano simbolo di ribellione giovanile. I genitori si scandalizzano. I figli li adorano. Nasce il mito.

Negli anni ’70 si allargano (letteralmente: i famosi a zampa d’elefante), negli anni ’80 si scoloriscono, negli anni ’90 diventano larghi e strappati, nei 2000 stretti come una seconda pelle, e oggi… beh, oggi puoi trovarne di qualsiasi tipo, dal boyfriend all’high waist, fino al modello “ho-speso-200-euro-ma-sembrano-vecchi”.

Da simbolo pop a religione casual

Il jeans è democratico: lo metti per andare al bar, in ufficio (quasi ovunque ormai), a un concerto, o perfino a una cerimonia (non ditelo alla nonna). È un capo che non giudica, che si adatta a tutte le taglie, i generi e gli stili. Un vero compagno di vita.

E pensare che tutto è partito da dei pantaloni da minatori pieni di polvere e con le tasche rinforzate.

Curiosità

  • I primi jeans avevano solo una tasca posteriore. L’altra è arrivata dopo.
  • Il piccolo taschino dentro la tasca? Era per l’orologio da taschino, mica per le monete o le gomme!
  • Il nome “jeans” in realtà non è mai stato usato da Levi’s fino al 1960. Prima li chiamavano solo “waist overalls”. Romanticismo industriale.

Morale della favola: i jeans sono l’ennesima dimostrazione che le cose più iconiche spesso nascono da esigenze pratiche e si trasformano… in leggenda. Hai un paio di jeans che ami alla follia? Quelli che metteresti anche al tuo matrimonio? Raccontamelo nei commenti!

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